In questa sezione trovi le domande frequenti su:
Agopuntura
L’agopuntura è una tecnica di stimolazione fisica che prevede l’impiego dell’ago, normalmente uno spillo, prodotto per questo impiego, di spessore variabile da 0.15 a 0.40 mm e di lunghezza variabile.
Gli aghi non vengono infissi casualmente, si utilizzano i punti di agopuntura, la cui conoscenza data molte centinaia di anni e che sembrano essere delle zone preferenziali dal punto di vista sensitivo.
Le regole con cui si scelgono i punti risalgono a parecchie centinaia di anni e si rifanno ad un modello energetico-vitalistico diffuso nella cultura orientale.
Esistono diverse tipologie di ago. Quelli da noi utilizzati sono aghi non cavi, sottili, di diversi diametri e lunghezze per adattarsi alle diverse intensità di stimolazione richieste ed ai diversi siti corporei. La punta è smussa in modo da limitare al massimo la lacerazione dei tessuti sottostanti e la superficie rugosa ottimizza gli effetti della stimolazione rotatoria manuale. Il materiale è anallergico e gli aghi utilizzati sono in blister sterili, monouso.
Oggi si conosce approfonditamente come e perché funziona l’agopuntura anche dal punto di vista scientifico e quindi il ricorso a dette regole antiche è sempre meno giustificabile.
Non si usano mai aghi cavi da siringa.
La profondità di infissione è variabile a seconda dei diversi siti corporei. Si va dai pochi millimetri dei punti periferici alle estremità (Es: caviglie, polso, dita, cranio) A punti muscolari profondi anche 10cm (Es: glutei).
La profondità dipende anche dallo spessore del pannicolo adiposo del soggetto.
La profonda conoscenza dell’anatomia, presumibile solo in un laureato in medicina fa’ si che sia di fondamentale importanza rivolgersi a medici abilitati alla professione.
Perché gli aghi cavi, avendo tre superfici affilate, tagliano invece di spostare il tessuto come fa lo spillo. Quando pungono, gli aghi cavi tagliano e quindi inducono oltre ad uno stimolo, anche un danno ai tessuti con frequenti ematomi.
Oltretutto, essendo cavi, portano all’esterno delle gocce di sangue che inquinano il lettino e l’ambiente esterno, oltre a permettere anche agli agenti esterni di arrivare in profondità.
Gli aghi cavi costano molto meno ed è per questo che alcuni medici li usano al posto degli aghi di agopuntura: per avarizia!!
Una riflessoterapia è una tecnica diagnostica o terapeutica che si basa sull’impiego di stimoli di varia natura per scatenare dei riflessi (risposte stereotipate pre-determinate geneticamente che, però, si possono anche modificare con l’allenamento) che hanno valenza terapeutica: in genere permettono all’organismo si adattarsi meglio ad una nuova situazione.
La più conosciuta è l’agopuntura ma vi sono anche altre riflessoterapie: l’auricoloterapia, la manipolazione vertebrale, la riprogrammazione posturale globale, la TENS (Stimolazione Nervosa Elettrica Transcutanea), il massaggio connettivale, la moxabustione, la fangoterapia e molte altre che non vengono riconosciute come riflessoterapie.
Per Riflessoterapia Agopunturale si intende lo studio e la pratica dell’agopuntura secondo la medicina scientifica e non secondo la teoria energetico-vitalista dei meridiani. In sostanza chi pratica la riflessoterapia fa cose molto simili all’agopuntore tradizionalista, ma mantiene l’approccio della medicina scientifica, basata sulla fisiologia, la patologia generale e la clinica propria della medicina ufficiale.
Anche la scelta dei punti da stimolare avviene secondo la evidence based medicine o, se non è disponibile ancora una conoscenza strutturata, si utilizza la conoscenza empirica derivata dalla traduzione scientifica della medicina tradizionale. La traduzione dell’agopuntura tradizionale in una versione scientifica è stata iniziata proprio dai cinesi con la pubblicazione di un libro nel 1975 e con migliaia di lavori scientifici che sono stati pubblicati in tutto il mondo.
L’ agopuntura agisce mediante la stimolazione puntoria dell’ago che scatena un’ insieme di reazioni molto complesse: locale, segmentaria a distanza ed extrasegmentaria su tutto l’organismo.
La prima e più semplice è segmentaria, un riflesso semplice che agisce solamente al livello anatomico in cui è portato lo stimolo. Questo viene considerato un circuito breve.
Es: se ho una contrattura di un muscolo, infiggo un ago nel punto del muscolo ed il muscolo si rilascia.
Poi vi sono riflessi più complessi che agiscono extrametamericamente, ovvero a più livelli, e che determinano cambiamenti nella fisiologia di tutto l’organismo.
Se ho un emicrania pungo dei punti vicini ed a distanza che determinano un diverso funzionamento del sistema nervoso autonomo, del sistema neuroendocrino e dei neurotrasmettitori centrali (circuito lungo).
Perché non fa parte della cultura occidentale ed italiana in particolare.
Vi sono molte tecniche di stimolazione fisica che utilizzano stimoli di natura molto diversa, e che sono state studiate molto meno accuratamente dell’agopuntura, ma che vengono comprese da anni nei corsi di studi universitari in quanto fanno parte della nostra cultura: gli ultrasuoni, la fangoterapia, la balneoterapia, le correnti diadinamiche, la paraffinoterapia, sono solo alcuni esempi.
Solamente da un laureato in medicina e chirurgia; chiunque non sia medico compie un abuso di professione.
Per sapere se il professionista cui ti sei affidato sia un medico o un malfattore, vai sul sito della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri e cerca se è iscritto all’Ordine dei Medici.
L’indirizzo del sito è il seguente:
http://application.fnomceo.it/Fnomceo/public/ricercaProfessionisti.ot
Se chi cerchi non è iscritto, o non è un laureato in Medicina e Chirurgia e compie abuso di professione, o è un medico che: o non è iscritto all’ordine, o ne è stato espulso. In ogni caso non è consigliabile ricorrervi. Il certificato o il diploma di laurea deve essere esposto nello studio, insieme ai titoli principali.
In Italia la sentenza della corte di Cassazione del 1982, stabilisce la natura di atto medico dell’agopuntura.
Per chi desiderasse approfondimenti su questo tema rimandiamo all’esaustivo intervento del Dott. Riccardo Laria.
Che non si prendono farmaci e che l’agopuntura stimola una risposta endogena, basata su nostro sistema nervoso e che l’effetto si mantiene per lungo tempo dopo la fine delle sedute. Il risultato e la sua durata dipendono da molti fattori diversi: l’età del paziente, la natura e la gravità del suo problema, le aspettative del paziente e, soprattutto, il suo stile di vita.
L’agopuntura si ferma davanti ad una malattia organica.
Quando un processo patologico sfugge al controllo del sistema nervoso non è più condizionabile dall’agopuntura. Allora l’agopuntura diventa una cura palliativa, che basa la sua utilità, non tanto nel condizionare la progressione e l’esito della malattia, quanto nel migliorare il più possibile la qualità della vita. L’esempio è la cura del dolore nell’artrosi: questa malattia è legata sia a problemi posturali e sia all’invecchiamento. Il dolore provoca oltre alla sofferenza dell’individuo anche un autoconfinamento, un abbassamento del tono dell’umore ed un peggioramento complessivo della qualità di vita.
Curare il dolore significa:
- diminuire la sofferenza
- ridare indipendenza e autosufficienza
- aumentare qualità e durata della vita.
La visita medica di un medico agopuntore si svolge a tutti gli effetti come una comune visita medica.
Chi pratica l’agopuntura è un medico ed il presupposto essenziale per la scelta di un trattamento è sempre la corretta diagnosi della patologia di cui il paziente soffre, secondo la medicina occidentale.
Viene svolta quindi una accurata anamnesi, ovvero una serie di domande tese a comprendere, quantificare, qualificare il sintomo ed ad inquadrare il paziente nel suo complesso, le abitudini di vita, le patologie pregresse, le patologie attuali, la terapia farmacologica in atto, le eventuali allergie, le abitudini nutrizionali nonché la condizione fisica attuale del soggetto (eventuale sovrappeso, vizi, abitudini scorrette, la professione svolta ecc…). Perciò’ è necessario che il paziente porti con sé la propria terapia farmacologica, che informi il medico di tutte le terapie farmacologiche o fisiche effettuate in precedenza e che porti con sé i referti delle indagini svolte fino ad allora, dagli esami di laboratorio alle indagini strumentali.
Successivamente si procede all’esame obiettivo ovvero alla visita.
Se e quando il medico ne ravveda la necessità vengono prescritti esami ematochimici o strumentali per avvalorare le ipotesi diagnostiche.
Soltanto a questo punto si concorda con il paziente il trattamento adeguato, informandolo delle varie opportunità di trattamento che la medicina scientifica offre, dei benefici e dei rischi di un trattamento agopunturale, delle percentuali di riuscita secondo letteratura medica ed esperienza personale del medico.
Per consenso informato si intende l’accettazione in forma scritta del trattamento proposto dal curante, dopo che questi abbia adeguatamente informato il paziente dei rischi che esso comporta e dei benefici che dal trattamento sia ragionevole aspettarsi.
L’agopuntura consiste nell’infissione di aghi in particolari punti del corpo. Il paziente si spoglia e si posiziona su di un lettino, seduto o sdraiato, a seconda della localizzazione dei punti scelti dal curante, in una stanza a temperatura confortevole ed in posizione rilassata. Mediante un cercapunti elettrico l’agopuntore sceglie con precisione la sede di infissione dell’ago, disinfetta l’area, ed infigge l’ago con una particolare tecnica manuale tale da provocare il minor dolore possibile al paziente.
Il numero di aghi e la loro sede e la profondità di puntura ( da pochi millimetri a qualche centimetro) dipendono dalla patologia trattata e dalla sensibilità di ciascun paziente.
Vi sono poche controindicazioni assolute al trattamento agopunturale alcune sono legate ad una possibile inadeguatezza dell’agopuntore.
Controindicazioni assolute:
- Ipertensione arteriosa senza terapia e senza controllo;
- Emofiliaci;
- Terapia con anticoagulanti;
- Diabete insulino-dipendente grave e con manifesta neuropatia autonomica;
- Portatori di epatite infettiva in atto, soprattutto la forma C cronicizzata.
- Pazienti in trattamento con immunosoppressori.
- Epilettici (soprattutto per l’elettroagopuntura)
- Colore che hanno il terrore degli aghi o gravemente ansiosi.
Generalmente la durata di una singola seduta agopunturale varia dai 20 minuti alla mezz’ora. Questo è il periodo di tempo che in studi scientifici è stato individuato come il più adatto per permettere all’ago di svolgere il suo massimo beneficio.
Ovviamente durante la seduta gli aghi vanno stimolati manualmente in diverse maniere, oppure vanno connessi ad un elettrostimolatore e stimolati per l’intera seduta.
La frequenza delle sedute varia a seconda della patologia trattata, della sensibilità individuale del paziente, dello scopo che si vuole ottenere (trattamento, profilassi..).
La scelta della frequenza, della durata della seduta e del numero di aghi, nonche’ del diametro degli aghi utilizzati è a discrezione del medico, poichè si tratta in tutto e per tutto di un “dosaggio” come per un qualunque farmaco ed è tanto importante dare una stimolazione adeguata quanto non eccedere nella stimolazione stessa.
Il numero di sedute varia a seconda della patologia da trattare e della risposta individuale del paziente.
La prima differenza è nella cura delle patologie acute o croniche. Quelle acute hanno bisogno di poche sedute, ravvicinate e stimolazione leggera, mentre le patologie croniche abbisognano di un maggior numero di sedute distanziate nel tempo e con stimolazione più forte.
Mediamente sono necessarie circa otto-dieci sedute, che compongono un ciclo terapeutico.
Il beneficio ottenuto da trattamento agopunturale puo’ variare dalla completa e permanente risoluzione del problema, ad un sollievo di breve durata che necessita di ripetere il trattamento anche dopo poche settimane.
Talvolta tuttavia non si ottiene alcun beneficio e cio’ puo’ dipendere da diversi fattori: una stimolazione troppo blanda, una diagnosi scorretta, l’eccessiva paura degli aghi, uno stato depressivo o un concomitante trattamento farmacologico antagonista all’agopuntura. Tutti questi fattori vanno adeguatamente analizzati nel corso del trattamento assieme al paziente e laddove possibile, corretti.
Quello con il medico è un rapporto di cura in cui contano molto la qualità delle informazioni che il paziente stesso fornisce al medico riguardo ad ogni modificazione del sintomo o delle proprie abitudini di vita o terapie in corso. La volonta’ di guarire e la collaborazione del paziente hanno un ruolo fondamentale nella riuscita di qualunque terapia, non solo agopunturale.
Dopo che un ciclo di terapie si è concluso con il beneficio atteso sia dal medico che dal paziente, è importante programmare delle visite di controllo con frequenza variabile, prima trimestrale e poi anche annuale, allo scopo di monitorare lo stato di benessere ottenuto e di eventualmente intervenire prontamente se dovesse ripresentarsi il problema.
Come già descritto nella domanda relativa alla visita del medico agopuntore, essa si svolge a tutti gli effetti come una visita medica, percio’ il paziente si deve recare all’ambulatorio pulito, vestito comodamente e con biancheria intima adeguata, in modo da potersi facilmente spogliare per l’esame obiettivo della prima visita oppure per le sedute agopunturali.
Se si portano i capelli lunghi è bene portare con sé un elastico per legarli, ed è opportuno durante le sedute spegnere il telefono cellulare. Per ragioni di conduttività della cute non bisogna assolutamente cospargersi di crema corpo e viso ed è necessario struccarsi se lo schema prevede siano infissi aghi sul viso.
I punti di agopuntura sono siti preferenziali di stimolazione del corpo che derivano dall’esperienza empirica degli antichi cinesi. Secondo la medicina tradizionale cinese, i punti di agopuntura erano considerati zone di particolare concentrazione energetica che servivano a regolare la circolazione dell’energia all’interno del corpo. Molti sono stati gli studi scientifici tesi a ricercare particolari caratteristiche di queste zone cosi responsive da avere effetti sistemici se adeguatamente stimolate.
L’ipotesi attualmente più accreditata vede la corrispondenza di questi punti con aree particolarmente innervate dal sistema nervoso ed irrorate. E’ stato osservato che gli agopunti si localizzano più frequentemente in corrispondenza di fasci neurovascolari , in particolare laddove questi si superficializzano. Altri siti importanti di agopuntura sono: alcune biforcazioni di nervi periferici, zone muscolari ricche di fusi neuromuscolari, tendini, ligamenti e capsule articolari, punti del cuoio capelluto in corrispondenza delle suture. Essi costituiscono comunque sedi cutanee con minor impedenza e maggiore conduttanza elettrica.
Il punto di agopuntura si ricerca mediante reperi anatomici ed attraverso l’utilizzo di un detector elettrico simile ad una penna che rileva con precisione il “punto” ovvero la piccola area a minor resistenza elettrica rispetto alla cute circostante.
Il numero di aghi dipende dalla patologia trattata e della sensibilità individuale del paziente. La scelta del numero, del tipo di aghi e dell’intensità della loro stimolazione nel corso della seduta agopunturale, oltre che della frequenza e durata delle sedute è a discrezione del medico, poiché si tratta in tutto e per tutto di un “dosaggio” come per un qualunque farmaco ed è tanto importante dare una stimolazione adeguata quanto non eccedere nella stimolazione stessa.
Una volta che l’ago è stato infisso, esso viene stimolato ripetutamente nel corso della seduta, a seconda dell’intensità di stimolazione che si desidera somministrare al paziente. Le tecniche di stimolazione possibili sono diverse.Stimolazione del punto di agopuntura senza infissione dell’ago massaggio del punto: metodo molto utilizzato soprattutto per i punti muscolari, ma anche per altri punti ad esempio nei bambini ed in chi teme particolarmente la puntura dell’ago.
Pur consistendo in una stimolazione più superficiale, ha dimostrato la propria efficacia per decontrarre i muscoli, inattivare trigger points ed indurre rilasciamento ma anche nel trattamento della nausea (gravidica, da oppiacei, da chemioterapici) e dell’astenia in soggetti sottoposti a dialisi. In genere si esegue con il pollice a martello o con il polpastrello a piatto, in maniera dolce e graduale eseguendo con il dito un impercettibile movimento rotatorio.
La pressione sul punto di agopuntura può essere mantenuta più a lungo applicando cerotti con sferule di qualche millimetro oppure semi di vaccaria.
La stimolazione senza infissione dell’ago puo’ essere condotta anche applicando una TENS, mediante elettrodi di superficie.
La stimolazione manuale dell’ago è il metodo più semplice ed il più utilizzato. Si effettua tenendo l’ago fra i polpastrelli di pollice ed indice e facendoli scorrere uno sull’altro. Si imprime cosi un movimento rotatorio che provoca al paziente in pochi secondi un leggero dolore ben localizzato. La stimolazione puo’ essere più o meno ampia e veloce a seconda dell’intensità che si ritiene adeguata al caso. Questo movimento stimola non solo le fibre nervose, sollecitando la componente connettivale del tessuto, ma provoca un microstiramento anche di fibre muscolari, provocando una diminuzione del tono muscolare distrettuale.
Si può stimolare l’ago anche imprimendo ad esso una vibrazione trasmessa facendo scorrere l’unghia del pollice su e giu’ lungo il manico. Utile quando si necessita di una stimolazione particolarmente leggera oppure se si è in vicinanza di strutture delicate.
La stimolazione mediante calore: tecnica di particolare rilevanza nelle patologie da freddo contratturali, si utilizza con beneficio anche nella stimolazione degli aghi nel rivolgimento del feto in presentazione podalica. Si effettua trattenendo la parte di ago che fuoriesce dalla cute tra le dita della mano sinistra, in modo da controllare la temperatura che si somministra, ed avvicinando una fonte di calore al manico dell’ago. La fonte puo’ essere un semplice accendino oppure un bacchetto di Artemisia Vulgaris, la cosiddetta moxa, che viene avvicinata ed allontanata “a beccata d’uccello” all’ago.
La moxa è utilizzata anche per la stimolazione del punto senza infissione dell’ago.
La stimolazione elettrica.
La coppettazione o vacuum terapia: è una vecchia terapia che usualmente veniva effettuata nei punti di accesso articolare in caso di borsite con versamento. In realtà è uno stimolo molto forte che va somministrato con sedute distanziate tra loro. Le coppette vengono fissate alla cute con una tecnica particolare che permette, tramite una fiamma, di sviluppare il vuoto. La pelle si introflette nella coppetta e diventa paonazza sicche’ al termine della seduta permane una ecchimosi che puo’ durare anche 10 giorni. Si utilizza in patologie importanti (coxartrosi, gonartrosi, dolorti da scoliosi, borsite adesiva di spalla..). Si puo’ applicare la coppetta sulla cute trattata con ago a fior di prugna, ottenendo cosi l’aspirazione di liquido sieroematico.
L’auricoloterapia è una tecnica riflessoterapica che è stata messa a punto da un medico francese alla fine degli anni 60: Dott.Paul Nogier di Lione.
Essa consiste nell’utilizzare dei punti che si evidenziano sul padiglione auricolare per curare alcune sindromi. Per la terapia vengono utilizzati sia gli aghi, sia il massaggio o il laser Helium-Neon.
Questi punti vanno individuati mediante un detector elettrico e poi un detector a pressione.
E’ piuttosto efficace nella cura del dolore acuto e nel dolore neurogeno. Viene utilizzata per molte altre indicazioni.
Le dermalgie di Jarricot sono un sistema riflessoterapico messo a punto dal Dott. Jarricot in circa mezzo secolo di attività clinica.
Consistono in una serie di zone, poste sulla superficie toraco-addominale anteriore e posteriore, che risultano dolorosa alla palpazione quando vi sia un disturbo funzionale o organico nell’organo corrispondente.
Servono, quindi, sia a scopo diagnostico che a scopo terapeutico.
In genere sono di lieve entità e senza conseguenze, ma qualora l’agopuntura venga condotta da non medici o medici non esperti nella pratica agopunturale possono verificarsi evenienze più gravi.
Il primo problema su cui porre attenzione è l’eventualità che un agopuntore che non segua i dettami della medicina occidentale, provochi un ritardo diagnostico al paziente. Ciò si può verificare in paesi come l’Inghilterra, in cui l’esercizio della pratica agopunturale è concesso anche ai non medici. In Italia questa evenienza è meno probabile.
Infissione dell’ago
Il primo problema da gestire è il dolore dell’infissione stessa che è solitamente lieve, perfettamente sopportabile e di brevissima durata.
Può tuttavia rivelarsi in alcuni casi eccessivo e rendere sgradevole il trattamento generando una condizione psico fisica nel paziente tale da inficiare l’efficacia della seduta stessa o tale da addirittura aumentare i dolori di cui il paziente soffre. Cio’ si puo’ verificare sia per imperizia del curante nella tecnica di infissione, che per una particolare sensibilità al dolore del paziente, per un suo stato di nervosismo o irritabilità o per la paura stessa degli aghi.
Reazioni vegetative (pallore, svenimento, lipotimie, sudorazione, vertigini, nausea).
Accadono in persone particolarmente sensibili agli aghi, alle prime sedute. Puo’ essere sufficiente un solo ago perché il paziente accusi la tipica sintomatologia: senso di peso allo stomaco, pallore sudorazione vertigine. Lo svenimento è più raro, accompagnato da bradicardia ed ipotensione. Possono anche verificarsi sensazioni di sonnolenza e stanchezza. E’ necessario avvertire il curante ai primi sintomi, ed è buona norma condurre le prime sedute sdraiati e con pochi aghi.
Peggioramento-aggravamento dei sintomi.
Dopo la prima seduta è possibile avvertire un aggravarsi del sintomo dolore che è spesso indice di efficacia del trattamento, presto questa condizione si risolvera’ lasciando il posto al beneficio atteso dalla cura.
In altri casi in cui la stimolazione sia stata eccessiva, è possibile che l’aumentato dolore permanga. Si tratta di un evenienza non molto frequente ma che impone l’interruzione delle sedute fino alla risoluzione del quadro doloroso ed un rivisitazione del caso e del trattamento.
Traumi o lesioni ai tessuti
Si sono verificati casi, riportati in letteratura di lesioni ai tessuti profondi, generalmente causati da imperizia del curante che spesso non era medico e non aveva una adeguata conoscenza del corpo umano.
Vi sono alcune condizioni fisiche particolari dei pazienti che impongono una maggiore attenzione da parte dell’agopuntore, come ad esempio la presenza di enfisema polmonare, il trattamento con farmaci anticoagulanti o le alterazioni reologiche.
Infezioni
Si verificavano e si verificano tuttora laddove non venissero utilizzati aghi sterili monouso oppure non venissero rispettate le basilari norme di asepsi.
Rottura dell’ago
La buona qualità dell’ago mette generalmente al riparo da questa infausta evenienza. Gli aghi sterilizzati in autoclave e riutilizzati sono più soggetti a rottura per alterazione della loro struttura. Percio’ è importante assicurarsi che gli aghi siano non solo sterili ma anche monouso.
Qualora tuttavia si verificasse la rottura è necessario che il medico accompagni il paziente in pronto soccorso immediatamente dopo aver segnato il punto di infissione per cercare ed estrarre subito il corpo estraneo.
Medicina Manuale
La Medicina Manuale è una Disciplina Medica, i cui obiettivi sono la Diagnosi, il trattamento e la prevenzione dei cosiddetti disturbi funzionali reversibili dell’apparato locomotore .
Dalla seconda metà dell’Ottocento nascono le scuole osteopatiche e chiropratiche americane poi diffuse anche in Europa, che utilizzano le Manipolazioni Vertebrali spesso in maniera non codificata e su basi e per scopi talvolta fantasiosi, ma anche in grado di stimolare l’attenzione dei Medici per i risultati positivi ottenibili.
Dobbiamo al Prof. Maigne ed ai Suoi Allievi dell’Hotel Dieu di Parigi, l’utilizzazione delle manovre manipolative per scopi antalgici, dopo una lunga disamina clinica e sperimentale dei meccanismi che regolano la genesi del dolore di origine vertebrale da Disfunzione Dolorosa Intervertebrale Meccanica (DDIM)
Tra i molti contributi fisiopatologici, diagnostici e clinici apportati dalla scuola del prof. Maigne, la “Regola del non dolore e del movimento contrario” è, da noi allievi, considerata la Regola d’Oro per ottenere il massimo risultato possibile dalla terapia manipolativa nei dolori di origine vertebrale
La tappa diagnostica comprende l’esecuzione obbligatoria di due diagnosi:
una diagnosi medica convenzionale, a fine eziologico, che include anamnesi, esami clinici e paraclinici (biologici,radiografici,RMN, ec ): una diagnosi palpatoria specifica, esclusivamente manuale, a fine topografico.
La tappa terapeutica include:
- trattamenti medici convenzionali, quali farmaci, infiltrazioni, ecc.
- trattamenti manuali specifici, quali il trattamento dei tessuti molli, le manipolazioni vertebrali propriamente dette, ecc.
Le manipolazioni sono manovre ortopediche precise, mobilizzazioni al limite estremo del movimento passivo di un’articolazione.
Il movimento breve e forzato dell’impulso manipolativo determina una scarica afferente ad alta frequenza che sarebbe in grado di riprogrammare i centri midollari dei riflessi miotatici (non controllabili dalla volontà del paziente per l’esiguità dalle vie extrapiramidali) che regolano il tono della muscolatura inter- e para- vertebrale
Un trattamento Manipolativo ben condotto non può non essere preceduto da esame semeiologico attentamente condotto, che conferisce un’accurata Diagnosi Medica, consentendo d’individuare le indicazioni e le controindicazioni
La manipolazione non ha ragione di essere una Monoterapia; può e deve essere invece considerata qual è: un’Arma formidabile di diagnosi e terapia del Dolore nelle mani di Medici Esperti che la integrano (con pari dignità) alle altre Armi che la Medicina mette a loro disposizione.
In base alla mia esperienza professionale il trattamento prevede una sequenza di interventi ad opera di diversi professionisti e viene seguita una tempistica che, brevemente, può essere riassunta come segue:
- dopo la prima visita si trattano, per quanto possibile, i difetti d’asse (frontale e sagittale) e le tensioni della muscolatura extraoculare e/o gli stress accomodativi. Il dentista è di estremo aiuto per quanto riguarda il confezionamento del ‘bite posturale’ (liscio, sull’arcata inferiore, almeno 3mm di altezza), utile ad arretrare il
capo per riallinearlo o per il bite notturno per il serramento (sempre liscio, l’altezza cambia caso per caso). Questo tipo di bite non ha niente a che vedere con i bite ‘odontoiatrici’ (di centrica o altro) dell’utilizzo dei quali poi deciderà il Dentista. - al primo controllo, dopo circa due mesi, si valutano i risultati e si inizia il TRATTAMENTO ODONTOIATRICO o ORTODONTICO. Scopo principale del primo controllo è di valutare meglio le problematiche a livello di recettore oculare (influenzate già positivamente dal trattamento in atto) e di proporre il trattamento specifico (es. lenti): le condizioni oculari saranno relativamente stabili dopo altri due mesi circa e/o al termine del trattamento ortodontico.
- Durante il trattamento ortodontico verrà monitorato quanto correlato con la funzione visiva.
- Durante e al termine del trattamento ortodontico il Paziente viene sottoposto a controllo per eventuali modifiche delle lenti
PER I VOSTRI FIGLI:
- evitate l’uso del succhiotto: eventualmente sceglietene uno anatomico e non a goccia per non ‘allenare’ la lingua in modo errato. La lingua normalmente deve puntare sul palato dietro gli incisivi superiori: in questo modo faciliterà la fonazione, la deglutizione, la respirazione, la normale conformazione del palato e delle arcate dentarie, l’atteggiamento del capo
- mai forare la tettarella nell’intenzione di ‘nutrire meglio o più velocemente il bambino’, per evitare che il piccolo si difenda dal rischio di ‘annegamento nel latte’, spingendo la lingua in modo sbagliato per otturare il foro troppo grosso.
- acquistate scarpine con interno privo di qualsiasi rialzo: i piedini fino a 4-5aa devono essere piatti
- favorire il gattonamento e lasciare i piccoli a piedi scalzi il più possibile
- evitare il girello, che fa saltare l’importantissima fase del gattonamento ed allena in modo sbagliato il bambino nella fase del passo (in Canada, per esempio, è proibito)
- evitare il box, che costringe il bambino, incuriosito dal mondo esterno, a sollevarsi sulla punta dei piedi , assumendo un atteggiamento scorretto che gli farà saltare il gattonamento
- Educate i Vostri figli ad un alimentazione sana, con frutta, verdura, pasta, scoraggiando l’assunzione di merendine e fritti
- Lasciate che vostro figlio esplori il suo mondo sin dai primi gattonamenti e si metta alla prova
- DATE IL BUON ESEMPIO: non fumate almeno in loro presenza (ricordate i danni del fumo passivo e soprattutto che in tal modo rischiate di ‘educarli’ ad una condotta che potrebbe portarli, da adulti, verso il … cancro del polmone o delle prime vie aeree !), assumete alcolici con moderazione, seguite una alimentazione equilibrata (la sana dieta mediterranea), limitando al massimo burro e grassi animali, fate spesso delle passeggiate in loro compagnia.
Mesoterapia (a cura del Dott. Giuseppe Cassisi)
La Mesoterapia è una terapia che si avvale di micro-iniezioni locali, molto diffusa, il cui utilizzo non è confinato solo agli ambulatori privati, ma è presente in molte strutture pubbliche, tanto che, per es. il tariffario regionale veneto per le prestazioni sanitarie ne prevede l’uso ed un costo relativo. Secondo il pensiero della nostra scuola, non è né una medicina “dolce”, né una medicina alternativa: e’ una tecnica terapeutica complementare che utilizza medicamenti “allopatici” (farmacologia occidentale), introdotti in piccole quantità nella pelle secondo tecniche specifiche e a profondità stabilite, in corrispondenza delle zone malate.
Essendo una terapia locale permette di evitare
- la somministrazione di farmaci per via generale (orale o parenterale);
- la dispersione del farmaco in zone in cui non serve (cosa che avviene regolarmente con le vie di somministrazione tradizionali);
- gli effetti collaterali, che eventualmente possono derivare dall’utilizzo dei farmaci per via generale.
Il meccanismo per il quale la mesoterapia agisce non è ancora stato dimostrato con certezza, anche se esistono molti contributi teorici e scientifici che lasciano intravvedere come il cocktail mesoterapico possa raggiungere la sede pre-determinata e agire in modo curativo.
Secondo i concetti di applicazione della mesoterapia i prodotti iniettati nel tessuto dermico o sottocutaneo diffondono nei tessuti sottostanti.
Questo può avvenire, secondo i cosiddetti “dogmi” della mesoterapia:
- se l’iniezione viene correttamente effettuata nel derma;
- in presenza di un vettore medicinale ideale che deve essere un anestetico (la Procaina è l’anestetico principe);
- ricordando che l’effetto terapeutico è localizzato e regionale;
- grazie all’”effetto ritardo” che la Procaina (o l’anestetico con caratteristiche simili) determina sull’azione dei medicinali associati.
Alcuni studi di Guyton hanno permesso di dimostrare la presenza di una circolazione dei liquidi interstiziali, il cosiddetto compartimento della “terza circolazione”, terreno elettivo della mesoterapia.
E’ innegabile che comunque sia presente un’importante azione iperstimolante degli aghi all’infissione che amplifica il risultato della terapia con un’azione di tipo riflessoterapico.
La POSTUROLOGIA, purtroppo quasi completamente ignorata, ha un’estrema importanza in PEDIATRIA sia dal punto di vista della prevenzione che per la diagnosi.In particolare è estremamente importante per il pediatra la diagnosi, soprattutto in corso di ortodonzia, dell’ipoconvergenza prossimale sia saccadica che di inseguimento, dei deficit di stereopsi (TNO test; il Lang StereoTest è alquanto impreciso e praticamente inutile) e dell’asse oculare (Test di Maddox a prismi ruotanti) per le ripercussioni sulla sfera attenzione/apprendimento. In questi casi tanti casi di iperattività scolastica potrebbero trovare una risposta proprio nella diagnosi di queste problematiche: il bambino in piedi è adattato mentre seduto cambiano le condizioni di base.
Importante anche l’individuazioni dei segni dello scompenso: spalla più alta, bacino livellato.
Estremamente importante per fornire ai genitori le informazioni sul tipo di scarpa e sul comportamento con il neonato e nella prima infanzia (vedere domanda sui consigli).
Per gli insegnanti sarebbe preziosa per fornire le indicazioni riportate in altra domanda.
Non parliamo poi nei casi di dislessia, scoliosi ed atteggiamento scoliotico, disturbi della colonna, del piede, della deglutizione,…
Se così fosse il PEDIATRA costituirebbe un vero e proprio avamposto per difendere il futuro adulto da bulging, ernie, artrosi e tutte quelle problematiche ampiamente descritte in questo contesto.
La mesoterapia può essere praticata solo da medici; è una tecnica di facile apprendimento, ma rischia di essere utilizzata in maniera superficiale e scorretta, almeno secondo i principi riconosciuti dagli esperti. Come in tutte le terapie sono necessari due requisiti:
- una diagnosi certa o di indirizzo su cosa si vuole trattare, perché questa comporta la scelta più appropriata dei farmaci e della sede di trattamento
- una preparazione e un tirocinio adeguato alla pratica della terapia che si esegue
Proprio per questo sarebbe opportuno che fosse ben evidente all’utente un attestato che qualifichi il medico come esperto in mesoterapia, che può essere conseguito solo presso alcune scuole di perfezionamento in Italia, perché la disciplina non è ancora ufficialmente insegnata nei corsi di laurea o di specializzazione.
Il principale limite non è tanto quello della tecnica in sé, quanto del mesoterapeuta, quando egli pensi di poter curare ogni patologia con questa pratica o quando si affidi a metodiche di applicazione poco credibili o a sostanze che non hanno efficacia provata o chiari meccanismi d’azione.
La mesoterapia ha delle indicazioni abbastanza consolidate nella pratica quotidiana, anche se in passato è stata utilizzata in svariate patologie. La mesoterapia non deve sottrarre il malato da trattamenti di altro tipo di provata efficacia, soprattutto ove sia chiaro che un problema localizzato sia espressione di una malattia sistemica (generale); in questi casi non deve essere utilizzata, se non come presidio di aiuto e completamento terapeutico.
Non esistono vere e proprie controindicazioni, ma piuttosto situazioni di non opportunità.
Rappresenta sicuramente una controindicazione la conoscenza di allergie (nelle varie forme si siano manifestate) a farmaci che vengono utilizzati e per le quali il medico deve fare un’attenta anamnesi prima del trattamento.
Nei reumatismi infiammatori e nelle connettiviti, che hanno un impegno articolare, andrebbe prescelto il trattamento con terapia farmacologica tradizionale; può fare eccezione la presenza di un reumatismo infiammatorio localizzato (dove vi sia un interessamento tendinitico e tenosinovitico.)
Il diabete rappresenta una controindicazione negli stadi avanzati, scompensati, dove sia nota una storia di riduzione delle difese immunitarie, per evitare complicanze infettive, o una vasculopatia arteriosa che potrebbe facilitare l’insorgenza di ulcere post-iniettive. Con adeguata attenzione, nelle forme ben trattate non complicate, che sono le più, la mesoterapia può essere eseguita.
Nelle neuropatie può non essere indicato il trattamento di una zona denervata.
Nei pazienti che usano anti-coagulanti, antiaggreganti o portatori di carenza di piastrine o di malattie rare con deficit della coagulazione, non vi è una controindicazione assoluta. Un’attenta anamnesi può far capire la reale predisposizione al sanguinamento, anche in base ad episodi pregressi, e un trattamento minimale con attenzione all’emostasi locale prolungata può permettere l’esecuzione delle micro-iniezioni. In questi casi il rischio, vista l’esigua lunghezza degli aghi, si limita comunque alla presenza di ecchimosi più o meno vaste (raro l’ematoma) nella sede di inoculazione che giungono a guarigione in un tempo variabile dai 20 ai 30 giorni.
In situazioni di depressioni immunitarie o trattamenti con farmaci a dosaggio immunosoppressivo o trattamenti con farmaci “biologici”, la terapia, se non indispensabile, andrebbe evitata.
Il trattamento di aree affette da malattie cutanee andrebbe evitato se non in zone limitrofe.
Le “diagnosi incerte” rappresentano ovviamente un motivo di dissuasione dal trattamento, sia per evitare una terapia comunque, anche se lievemente, invasiva, sia per non ritardare la diagnosi di malattie che richiedono cure tempestive.
Trattamento in acuto: generalmente una seduta ogni 3-4 giorni, fino alla risoluzione dell’acuzie, quindi si può passare al trattamento medico e farmacologico più tipico delle forme sub-acute o croniche.
Trattamento cronico: si esegue per lo più una seduta a settimana per 4-6 settimane; eventualmente sia necessario, si può proseguire con ritmo bisettimanale.
Caratteristica della mesoterapia è la rapidità d’azione: in caso di mancata risposta nelle prime sedute è meglio riesaminare il caso, l’andamento della patologia, la diagnosi e considerare eventualmente il consulto di uno specialista, per l’esclusione di altre patologie. Nelle patologie croniche ad andamento lento (poliartrosi, tendinosi), che abbiano dimostrato una buona risposta a cicli precedenti, può trovare giustificazione programmare con il paziente un trattamento prolungato locale a scadenze maggiori.
La mesoterapia è nata con la farmacologia allopatica, cioè con i farmaci normalmente utilizzati dalla medicina ufficiale. Tuttora questo è l’insegnamento della scuola AIRAS, nonché quanto applicato nei servizi pubblici dove la mesoterapia viene eseguita. Particolare attenzione viene però rivolta a prodotti per via iniettiva di origine fitoterapica, mentre non vi sono prove documentabili della valenza farmacologica di prodotti omeopatici, omotossicologici e oligominerali.
Sicuramente l’indicazione principale alla mesoterapia è la patologia osteo-articolare e muscolo-tendinea, anche quando sia di accompagnamento a una riabilitazione motoria, post-chirurgica o in presenza di rigidità muscolare da disuso o non-uso.
Altre indicazioni classiche, in cui il malato potrebbe trovare giovamento dalla mesoterapia, sono la patologia vascolare, in particolare quella venosa (insufficienza venolinfatica), la patologia ORL (acufeni, ipoacusie fluttuanti, otiti, riniti allergiche, tonsilliti), la patologia dermatologica (acne cistica, cheloidi, alopecia areata, cicatrici distrofiche), la medicina estetica, con particolare riguardo all’invecchiamento cutaneo, all’adiposità distrettuale o alla lipodistrofia.
Più difficile credere che l’iniezione mesoterapica possa agire su patologie di organi viscerali profondi.
Teoricamente ogni manifestazione patologica superficiale che possa giovarsi di un trattamento farmacologico intradermico con significato loco-regionale potrebbe essere trattata.
Purtroppo a questo proposito non vi è omogeneità di consensi, proprio perché non esistono studi scientifici validi per chiarire con certezza le indicazioni, il tipo di trattamento per ogni indicazione, il risultato e la sua misura.
La procaina è un anestetico sintetizzato nel 1905 e rimpiazzò, nell’impiego clinico, la cocaina che ha azione anestetica locale. Essa è un estere, mentre la lidocaina, l’anestetico oggi maggiormante impiegato, è un amide. Queste due sostanze sono diverse dal punto di vista chimico e farmacocinetico.Gli anestetici a legame estereo sono facilmente e rapidamente idrolizzati nel plasma ad opera delle pseudocolinesterasi.Gli anestetici amidici vengono degradati meno rapidamente e catabolizzati pressoché unicamente a livello dei microsomi epatici. Questo conferisce a queste molecole una stabilità e una durata d’azione maggiore.
La sua maggiore durata d’azione non è il solo motivo per cui oggi si usa la lidocaina o xilocaina®; la procaina è stata tolta dalla farmacopea italiana da più di 10 anni in quanto ha causato il decesso di un certo numero di pazienti per shock anafilattico, mentre la lidocaina è più sicura.
Chi utilizza la procaina lo fa, quindi, a suo rischio e pericolo.
Il dosaggio utilizzato nelle soluzioni di mesoterapia è veramente minimo; gli esperti ritengono che non vi sia assorbimento nella circolazione generale o, comunque, se questo esiste, sia del tutto insignificante.
Vi sono però alcuni effetti collaterali che possono manifestarsi durante e dopo una seduta di mesoterapia. Tra questi è giusto segnalare sanguinamenti momentanei ed ecchimosi (raramente ematoma) di rapida guarigione; arrossamento cutaneo; ipotensione e lipotimia (svenimento); sensazioni di “fastido”, addormentamento e formicolio nelle sedi di inoculazione (anche durature); irritazione cutanea persistente (che può essere dovuta ad intolleranza al farmaco o ai suoi eccipienti (componenti non terapeutici); reazione allergica (come con tutti i farmaci, questo evento può accadere per intolleranza personale); nausea e sensazione di calore possono seguire il trattamento nei 20-30 minuti successivi
La mesoterapia è una tecnica infiltrativa molto rapida. La durata di iniezione di una soluzione può variare, a seconda della sua quantità e della sede da trattare: si può andare dai 10 secondi ad 1 minuto, ad eccezione delle mesoterapia che viene eseguita per la cellulite o lipodistrofia, che per l’estensione delle sedi e per la quantità di soluzione, può giungere fino ai 10’ (con piccoli intervalli tra un’infissione di aghi e l’altra).
Vengono utilizzati aghi cavi di piccolissime dimensioni ed estremamente corti e sottili (dai 4 ai 6 millimetri), che vengono raccordati direttamente alla siringa dove è stata preparata la soluzione. A volte, per facilitare il compito del mesoterapeuta e per ridurre il dolore che il paziente può avvertire (legato al numero di infissioni, vengono utilizzati i cosiddetti “raccordi” che possono essere lineari, circolari, quadrati (da 3 a 7 aghi) e che servono per eseguire con una stessa infissione più inoculazioni.
L’inventore di tale tecnica fu il Dott. Pistor, semplice medico di famiglia che nel 1952, in Francia, grazie al caso, al suo intuito ed alle sue osservazioni, riuscì a scoprire e quindi a perfezionare questa innovativa tecnica, che nel tempo ha potuto ampliare il suo campo d’azione ed essere ancora gradita a molti medici nella loro professione e a molti malati che ne traggono beneficio per la cura dei loro disturbi.
Il mondo della mesoterapia si presenta a tutt’oggi estremamente variegato. Pur nella coerenza empirica che ha visto il dott. Pistor sviluppare questa dottrina, diventata poi pratica medica, gli anni a seguire ed i vari discepoli hanno tolto omogeneità e credibilità a questa tecnica oggi così richiesta dal paziente ed addirittura considerata in Francia una sorta di “medicina nazionale di base”.
Non è infrequente trovare altre forme di mesoterapia lontane dall’originale, come non è infrequente che vengano praticate iniezioni definite “mesoterapiche” che tali non sono, da personale medico non specializzato. La nostra scuola sostiene le linee originali ed essenziali della mesoterapia, cercando, per quanto possibile, una scientificità o per lo meno una rigorosità nella sua applicazione, utilizzando farmaci allopatici, cioè tradizionali e reperibili in ogni farmacia.
E’ possibile che alcuni medici effettuino la mesoterapia con farmaci definiti “omeopatici” od “omotossicologici”, che non hanno per ora alcun riscontro scientifico. E’ anche possibile che venga proposta una mesoterapia con micro-infiltrazioni eseguite in quantità non adeguata o lontane dal “punto dolore”. In questo caso la terapia perde di credibilità come tale, acquisendo caratteristiche che più l’avvicinano all’agopuntura che però sfrutta altri meccanismi per ottenere il suo effetto antalgico.
Terapia Neurale (a cura dei Dott.ri Francesco Ceccherelli e Paolo Barbagli)
La neuraltherapie o terapia neurale, è la cura mediante infiltrazioni di anestetico locale nei cosiddetti “Storfeld” o campi disturbanti
Il suo inizio, come terapia strutturata risale agli anni -20 quando i fratelli Ferdinand e Walter Huneke, ambedue medici, videro scomparire improvvisamente l’emicrania della loro sorella, che aveva in precedenza tentato senza successo molte terapie mediante un’endovenosa.
Su consiglio di un anziano collega, Ferdinand iniettò per via endovenosa alla sorella un analgesico, e l’attacco emicranico sparì immediatamente; una seconda volta invece lo stesso analgesico non sortì alcun effetto, ed il fratello Walter, esaminando le due diverse composizioni del farmaco, si accorse che la prima volta era stata somministrata erroneamente la formulazione per via intramuscolare, che aveva aggiunto all’analgesico una piccola quantità di un anestetico locale, la procaina. Fu allora che i due fratelli ipotizzarono che l’azione terapeutica fosse dovuta non all’analgesico ma all’anestetico locale.
Iniziando a curare con successo nel loro ambulatorio disturbi di varia origine, oltre alle cefalee, si accorsero che ottenevano dei buoni risultati anche con semplici iniezioni intramuscolari e, in una paziente con cefalea e pessime vene, anche iniettando vicino alla vena.
Per quanto riguarda la puntura dell’ago, il meccanismo d’azione è sostanzialmente lo stesso dell’agopuntura.
All’effetto dell’ago si aggiunge l’effetto dell’anestetico locale iniettato. A tal riguardo vi sono diverse interpretazione. Secondo la teoria “classica” dei neuralterapeuti tedeschi, che si rifà a degli studi di Fleckenstein e Hardt pubblicati nel 1949, l’anestetico locale sarebbe in grado di ripolarizzare la membrana cellulare delle cellule “malate”, che sono normalmente polarizzate con una differenza di potenziale di 90 mV. La cellula “malata” o danneggiata sarebbe invece depolarizzata, avrebbe cioè perso, del tutto o in parte, simile polarizzazione che l’anestetico sarebbe in grado di ripristinare. Questa vecchia concezione non è più reale ai giorni nostri.
Altri ritengono poi che l’anestetico locale blocchi dei circuiti viziosi e nocivi, permettendo così il ripristino delle condizioni fisiologiche: teoria fumosa ed indeterminata.
Alla luce degli studi degli ultimi 20 anni, il punto doloroso o la struttura infiammata presenta localmente un fenomeno chiamato infiammazione neurogena, uno stato di sofferenza neuro-metabolica sostenuto dal rilascio da parte dei nocicettori polimodali, di neuropeptidi algogeni come: la sostanza P, il CGRP (Calcitonin gene related peptide) e altre neurokinine. Ciò è la componente periferica del processo di cronicizzazione dello stato di sofferenza del soggetto. Solo0 l’infiltrazione tissutale nelle zona infiammata (campo disturbante) è in grado di guarire il processo cronico in quanto blocca il rilascio e l’effetto periferico dei neuropeptidi algogeni.
Dipende dalle tecniche impiegate. Più complesse ed invasive sono le tecniche, più facilmente vi possono essere degli effetti collaterali.
I principali sono quelli dovuti all’ago (infezione, rottura dell’ago, ematomi, danni nervosi), ma molto rari se le iniezioni vengono praticati seguendo tutte le regole di asepsi e le precauzioni consigliate (l’aspirazione prima dell’iniezione dell’anestetico, l’uso di aghi il più possibile sottili, evitare di pungere direttamente vasi o nervi).
Vi sono poi alcuni effetti dovuti all’anestetico locale, il più grave dei quali è lo shock anafilattico o, comunque, una reazione allergica. Tali eventi sono comunque estremamente rari, e quasi sempre prevedibili con un’anamnesi accurata. Poiché quasi sempre gli anestetici locali vengono usati dai dentisti, quasi sempre basta la semplice domanda: “Ha mai avuto problemi di allergia dal dentista?”
Per fugare quasi tutti i dubbi. In caso di allergia accertata o sospetta agli anestetici locali, è comunque buona norma evitare la neuralterapia propriamente detta, e sostituirla p. es. con l’agopuntura a secco, con l’omeomesoterapia (iniezione di sostanze omeopatiche), o la riflessoterapia con la soluzione fisiologica, spesso con efficacia simile alla neuralterapia.
Attenzione anche ai dosaggi dell’anestetico, poiché esiste una tossicità diretta di questi farmaci, proporzionale ai dosaggi impiegati: in ogni caso, con un minimo di attenzione è difficilissimo avvicinarsi a questi dosaggi in una seduta di neuralterapia, viste anche le basse concentrazioni impiegate.
Perché è una metodica nata e sviluppata specialmente nel mondo di lingua tedesca, dove un medico su tre conosce e pratica almeno superficialmente le principali tecniche neuralterapeutiche. La cultura e la lingua tedesca in Italia è poco diffusa, tranne nell’Alto Adige, dove infatti praticano la maggior parte dei medici italiani che conoscono la neuralterapia, e così la medicina.
Esattamente come ogni altro medico, con in più una particolare attenzione, nell’anamnesi, alla storia di traumi e interventi chirurgici, che potrebbero comportare la presenza di cicatrici “campi perturbanti”, e di tutte le malattie croniche, anch’esse potenziali “campi di disturbo” causa di possibili problemi anche a distanza.
Quasi sempre in neuralterapia si iniziano a praticare le tecniche più semplici, che sono i ponfi e le intramuscolari. I ponfi sono delle piccole infiltrazioni sottocutanee, con un ago piccolo e sottile, di anestetico locale a basse concentrazioni e a piccole dosi in determinati punti che sono molto spesso punti di agopuntura, o punti dolorosi alla pressione (“tender”), o scatenanti dolore a distanza (“trigger”).
Vi sono in genere alcuni punti nella zona del problema da trattare (punti adiacenti o metamerici), e punti distanti o extrametamerici.
Le intramuscolari vengono eseguite in genere in punti dolorosi (tender o trigger) situati più profondamente nei muscoli, e si fanno con aghi un po’ più grossi e lunghi, sempre con piccole dosi di anestetico locale.
Quando si sospetta la presenza di “campi disturbanti” (cicatrici o altro), questi possono essere anch’essi infiltrati.
Solo in caso di problemi complessi o di problemi che non hanno avuto giovamento dalla terapia “segmentale” con ponfi o intramuscolari sarà necessario eseguire tecniche più invasive e complesse, quali i blocchi dei plessi nervosi o dei singoli nervi, le endovenose o intraarteriose, le intraarticolari ecc.
Il campo d’azione della neuralterapia è teoricamente molto vasto, anche se la sua efficacia è più documentata nelle patologie dolorose benigne, quali p. es. cervicalgie, lombalgie, lombosciatalgie, sindromi del tunnel carpale, cefalee, artrosi del ginocchio e delle dita delle mani ecc.
Si può dire che, in teoria, qualsiasi patologia cronica, in particolare quelle che non rispondono alle terapie convenzionali, può essere migliorata o guarita dalle tecniche neuralterapeutiche. Infatti, secondo i fratelli Huneke, qualsiasi patologia cronica può essere causata da un “campo di disturbo” e trattata mediante l’infiltrazione con un anestetico locale di tale distretto corporeo (p.es. cicatrici, tonsille, denti ecc.)
Il beneficio ottenuto da trattamento neuralterapeutico può variare dalla completa e permanente risoluzione del problema, ad un sollievo di breve durata che necessita di ripetere il trattamento anche dopo poche settimane. Talvolta tuttavia non si ottiene alcun beneficio e ciò può dipendere da diversi fattori: una stimolazione troppo blanda, una diagnosi scorretta, uno stato depressivo o un concomitante trattamento farmacologico antagonista. Tutti questi fattori vanno adeguatamente analizzati nel corso del trattamento assieme al paziente e, laddove possibile, corretti.
Il “campo disturbante” o “campo di disturbo”, in tedesco “Storfeld”, è un distretto anatomico alterato, o malato, dal quale partono dei riflessi a distanza che causano disturbi di vario genere in tutto l’organismo o in parti del corpo anche lontanissime.
In questi casi l’unica maniera per guarire è “annullare” i riflessi patologici a partenza dal “campo di disturbo”. Per eliminare tali riflessi il metodo più impiegato è l’infiltrazione con anestetico locale, tipico della neuralterapia, ma anche altri metodi si sono rivelati efficaci, come per esempio l’infissione di aghi, la stimolazione laser e l’escissione chirurgica, quest’ultima da riservare però solo ai casi più ostinati e ribelli.
I “campi di disturbo” più frequenti sono le cicatrici, i denti e le tonsille.
Posturologia
L’insieme delle strutture neurofisiologiche del nostro organismo che regolano i rapporti tra il nostro corpo e il mondo che ci circonda costituisce il SISTEMA TONICO POSTURALE: ricevendo informazioni dagli occhi, dalla pelle, dai muscoli, dall’orecchio interno e dalla bocca è continuamente in grado si conoscere la nostra posizione e di mettere in atto i necessari accorgimenti al nostro ‘schema corporeo’, così da rispondere sia alle necessità e stimoli previsti che a quelli imprevisti.
Se nel tempo insorgono problemi a qualsiasi livello il Sistema, non in grado di correggersi, metterà in atto dei compensi anche ben visibili (spalla più alta, bacino più alto da un lato, collo inclinato,…) e si farà sentire con sintomi soprattutto dolorosi, ma non solo (importante citare certi disturbi dell’attenzione e di concentrazione): questi devono fungere da sirena d’allarme che ci impone di prendere i provvedimenti che solo un APPROCCIO INTEGRATO, che mira alle CAUSE, può offrire. La POSTUROLOGIA è un approccio MEDICO, clinico e strumentale, che si ripromette di studiare i vari sistemi (podalico, visivo, stomatognatico, vestibolare, muscolo-scheletrico) che, nel contesto del sistema tonico posturale sovrintendono, controllano e determinano l’interazione tra il nostro corpo ed il mondo che ci circonda; in particolare l’attenzione del medico che si occupa di posturologia è rivolta nei confronti dell’intercorrelazione tra questi sistemi, alle strategie di compenso e alle possibili noxae estranee ad esso (microgalvanismi, polimetallismi, …) che ne minano la funzionalità.
Mentre i concetti generali sono universalmente condivisi tra le varie Scuole esistono ancora differenze talvolta sostanziali sia sulla dignosi che sul trattamento. Personalmente devo la mia passione a Bernard Bricot e alla sua RIPROGRAMMAZIONE POSTURALE GLOBALE? che ha il grande pregio di fornire un ‘METODO’, una griglia all’interno della quale è possibile, conoscendone gli obiettivi, inserire senza alcun problema qualsiasi disciplina ‘tradizionale’ e ‘non convenzionale’ (osteopatia, chiropratica, medicina cinese,omeopatia,…),ma soprattutto la nostra esperienza professionale quotidiana, consapevoli del fatto che il nostro cammino è ben lontano dall’aver raggiunto la propria meta e, proprio per questo, non può escludere ma anzi ricercare qualsiasi contributo provenga dall’evoluzione delle nostre conoscenze.
Presupposti essenziali perché la performance dell’ATLETA (di qualsiasi età e ‘caratura’) sia di adeguato livello è che il GESTO ATLETICO sia codificato nel modo migliore, ripetuto con assiduità e continuamente migliorato: ma come potrà essere possibile tutto ciò se la ‘macchina’ a disposizione presenta blocchi, limitazioni, adattamenti, disturbi e contratture persistenti tali da rendere ‘già stanco’ l’atleta ancor prima di iniziare lo sforzo e limitato nei suoi movimenti?
E’ in questo contesto che la posturologia non solo è auspicabile ma è addirittura OBBLIGATORIA, così come è obbligatorio, per esempio nella Formula Uno, un team affiatato che progetta, costruisce e mette a punto quel ‘gioiello’ che permette al pilota di fama di farsi onore e far divertire chi lo osserva.
Se pensate di avere una mano con un’ulcera distrofica la carezza della donna più bella del mondo induce una reazione avversa: se la mano è perfettamente integra anche lo schiaffo di un ‘brutto ceffo’ non provoca problemi. Quindi se noi depuriamo il quadro da tutto quanto riguarda le problematiche conseguenti allo squilibrio del sistema tonico posturale
(e questo vale per l’oculistica, per l’ortodonzia, nelle patologie neurologiche,..) lasceremo al sistema solo la patologia di base aumentando quella che chiamerei la ‘riserva funzionale di sopravvivenza’, che permette alla persona di ‘sopravvivere’ nella propria quotidianità.
La POSTUROLOGIA, purtroppo quasi completamente ignorata, ha un’estrema importanza in PEDIATRIA sia dal punto di vista della prevenzione che per la diagnosi.In particolare è estremamente importante per il pediatra la diagnosi, soprattutto in corso di ortodonzia, dell’ipoconvergenza prossimale sia saccadica che di inseguimento, dei deficit di stereopsi (TNO test; il Lang StereoTest è alquanto impreciso e praticamente inutile) e dell’asse oculare (Test di Maddox a prismi ruotanti) per le ripercussioni sulla sfera attenzione/apprendimento. In questi casi tanti casi di iperattività scolastica potrebbero trovare una risposta proprio nella diagnosi di queste problematiche: il bambino in piedi è adattato mentre seduto cambiano le condizioni di base.
Importante anche l’individuazioni dei segni dello scompenso: spalla più alta, bacino livellato.
Estremamente importante per fornire ai genitori le informazioni sul tipo di scarpa e sul comportamento con il neonato e nella prima infanzia (vedere domanda sui consigli).
Per gli insegnanti sarebbe preziosa per fornire le indicazioni riportate in altra domanda.
Non parliamo poi nei casi di dislessia, scoliosi ed atteggiamento scoliotico, disturbi della colonna, del piede, della deglutizione,…
Se così fosse il PEDIATRA costituirebbe un vero e proprio avamposto per difendere il futuro adulto da bulging, ernie, artrosi e tutte quelle problematiche ampiamente descritte in questo contesto.
Il MEDICO DI BASE è coinvolto attivamente nella gestione della spesa sanitaria e svolge un ruolo cardine anche per quanto riguarda la prevenzione in generale,le malattie del lavoratore ed inoltre è in genere il primo a studiare il Paziente.
Spesso nella mia professione mi capitano Pazienti con veri e propri ‘pacchi’ di accertamenti e visite quasi sempre inutili (RMN, TAC , radiografie direi quasi assurde come quelle della colonna lombare, senza bacino, a Paziente disteso, come fossimo dei rettili, ..), “colpiti” da quella che io chiamo la Sindrome del Flipper ( il Paziente che “sbatte” da uno specialista e/o accertamento all’altro senza alcun criterio e senza alcun risultato): conoscere i concetti generali della POSTUROLOGIA fornirebbe senza dubbio un’arma in più sia per quanto riguarda la diagnosi che il trattamento.
Se pensate ad una banca in preda ai ladri avrete ben chiaro che ciò che richiama l’attenzione delle ‘forze dell’ordine’ sia la sirena e assolutamente non i ladri (se ne guardano bene!): ecco che il sintomo ‘dolore’ non è altro il segnale d’allarme del nostro sistema che sta chiedendo aiuto non essendo più in grado di compensare alle proprie problematiche posturali.
Quindi la quantificazione del dolore è assolutamente irrilevante persino ai fini del risultato del trattamento in quanto la scomparsa del dolore potrebbe significare esclusivamente aver riportato il Paziente al di sotto della propria ‘soglia di sopportazione/compenso’. Così come per tutti i sintomi descritti in questa sede NON ESISTE RAPPORTO DI PROPROPORZIONALITA’ TRA ENTITA’ DI COMPROMISSIONE DEL SISTEMA TONICO POSTURALE ED ENTITA’ DEL ‘SINTOMO DI RICHIAMO’: questo ‘costringe’ il medico che si occupa di posturologia a non trascurare niente nel momento della visita per la formulazione di una DIAGNOSI COMPLETA (questo giustifica la lunghezza della prima visita che, per quanto mi riguarda,ma non me ne faccio assolutamente un problema, raggiunge quasi sempre le due ore).
Se ci limitiamo ad un tale concetto, spesso associato troppo superficialmente a questa disciplina medico-chirurgica estremamente complessa, rischiamo di sottovalutarne i reali benefici.
Una bella occlusione, un corretto rapporto tra le arcate dentarie non è solo armonia, non è solo estetica, ma si devono prendere in seria considerazione i reali vantaggi che si riflettono positivamente sulla ‘SALUTE COMPLESSIVA’ del Paziente di ogni età.
In questo contesto l’ALLEANZA TERAPEUTICA con la POSTUROLOGIA permette di guardare al Paziente nel complesso delle specifiche problematiche.
Trattare l’occlusione senza prima aver allineato tutto l’asse del corpo rende estremamente difficile la stabilizzazione del risultato finale se non altro per il fatto che il Paziente in piedi ha una occlusione, diversa da quella in posizione seduta quando è sicuramente diverso l’atteggiamento scoliotico da blocco in torsione del bacino in seguito a difetto podalico
statico e/o dinamico.
E’ parimenti importante trattare le carie, la mancanza di denti e tutte quelle patologie che pregiudicano la fisiologia della nostra bocca sia perché queste, attraverso un nervo che si chiama Trigemino, mandano segnali patologici ai nuclei della muscolatura che muove i nostri occhi, sia perché tutta la nostra colonna influenza ed è influenzata dall’occlusione.
Mentre il significato di “malocclusione” è presente a tutti non lo è parimenti quello legato ai disturbi della deglutizione.
La lingua in deglutizione (circa 2000 volte al giorno e con una spinta di circa 2 kg ogni volta!) deve puntarsi sul palato e massaggiarlo in senso antero posteriore senza mai spingere contro i denti.
La deglutizione patologica, oltre a generare la malocclusione, favorisce la deviazione del setto nasale, l’introduzione di aria nelle vie digestive (aerofagia) e, per la mancata pressione negativa in faringe, manca l’aspirazione del muco dalle cavità nasali e dall’orecchio medio, con conseguente sensazione di ‘catarro fermo in gola’: in queste condizioni sono favoriti episodi rinosinusitici. Ci sono spesso blocchi del collo, con difficoltà ad iperestendere il capo e, per es. guardare il soffitto.
Ci sono fattori che turbano la normale risposta al trattamento e che quindi devono ASSOLUTAMENTE essere trattati:
- Microgalvanismi: microcorrenti (ho misurato fino a 2200millivolts!) che si formano solitamente tra collane e componenti metalliche nella bocca (amalgama, impianti,…) e provocano tutta una serie di problematiche legate alla componente elettrica (contratture, disturbi della qualità del sonno, vertigini,…) ma anche, nel caso dell’amalgama, alla mobilizzazione di mercurio e cadmio, per esempio.
- gamba corta
- blocco della prima costa
- blocchi fuori sistema (pube, perone, pube)
- cicatrice patologica: gli esterocettori vengono stirati causando, alla fine una contrazione dei muscoli dello stesso metamero (Riflesso Miotattico)
Una problematica che si può associare alla deglutizione viziata, al serramento e/o alle patologie della dimensione verticale è il cd blocco della prima costa: questo provoca irritazione di un piccolo ma importante centro nervoso (il cd Ganglio Stellato). In questo caso possono essere presenti, in modo più o meno rilevante e frequente:
- CEFALEA : frontale bitemporale o globale
- VERTIGINI POSIZIONALI (che si manifestano quando il paziente gira la testa) o vascolari; talora si manifestano come sensazioni di instabilità
- bolo isterico, sensazione di ‘nodo’/difficoltà a deglutire
- apprensione toracica, difficoltà respiratoria, descritta come sensazione di ‘peso sternale’ e necessità di fare inspirazioni forzate (può aggravare/simulare addirittura una sindrome asmatica)
- eretismo cardiovascolare
- palpitazioni
- disturbi intestinali e disfunzione della valvola ileo-ciecale, che regola l’uscita di gas e feci nell’intestino (ho insegnato una manovra di normalizzazione immediata) e relativa colite
- STITICHEZZA in presenza di un dolicocolon o megacolon (generalmente è un blocco dalla nascita)
Estremamente importante è il fatto che questi Pazienti sono spesso considerati ansiosi e/o depressi per cui vengono trattati con psicofarmaci, che alterano la stereopsi e non risolvono affatto il problema.
Sembrerebbe superfluo ricordare che noi camminiamo con i piedi, siamo appoggiati a terra con i piedi, ci muoviamo con i piedi.. in realtà, vedrete, aver ben presente questi elementari concetti ci fa comprendere il razionale dell’intero trattamento.
In linea di massima i piedi possono avere tre tipi di problematiche:
- disturbi dell’asse del tallone e della volta plantare
- disturbi della dinamica del passo
- disturbi da calzature non corrette
I primi due condizionano la colonna in senso sagittale (di profilo) e, così facendo, spostano la linea del carico dalle articolazioni tra le vertebre (condizione ‘fisiologica’) ai dischi intervertebrali, ponendo le basi per le ‘tristemente’ note ERNIE e BULGING, al primo posto come frequenza tra le patologie nella popolazione in genere.
Solo un corretto riallineamento della colonna, obiettivo primario della POSTUROLOGIA, può scongiurarle.
Solitamente a queste problematiche dell’asse del tallone o della dinamica del passo il sistema risponde con rotazioni dell’asse longitudinale della ‘gamba’ e con blocchi del bacino che finiscono per aggravare ulteriormente le condizioni della colonna, oltre a condizionare negativamente sia l’occlusione sia (strano ma ‘estremamente’ vero) la
funzione visiva.
Nel terzo caso vediamo protagoniste le scarpe corte (alluce valgo!!!) e le solette con rialzi che non tengono conto della neurofisiologia del piede e dei suoi sensori ( cd recettori). Le problematiche dell’alluce valgo si possono così brevemente riassumere:
- degenerazione artrosica
- deficit della funzione di leva del cd primo raggio
- deficit neurologici propriocettivi legati all’alterazione della sensibilità
Lo sviluppo del passo prevede l’appoggio del tallone, il passaggio alla parte laterale del piede, il sollevamento del tallone e un passaggio del carico dal V>I raggio con carico della volta e spinta con il primo raggio (l’alluce).
Lo studio del passo è estremamente importante vista l’importanza della normale dinamica addirittura nel coordinamento visuo-motorio.
Personalmente utilizzo una Pedana baropodometrica della Diagnostic Support (lunga) e, in base a quanto osservato, penso si possano individuare due casi:
a. Alterazione bilaterale: quello che Bernard Bricot chiama ‘piede doppia componente’: il piede passa direttamente dal tallone al I-II raggio. Questo è associato ad anomalo iter di apprendimento del cammino.
b. Alterazione monolaterale:
a. In caso di distorsioni di caviglia, traumi all’anca o al ginocchio, ai quali non è seguito un trattamento di recupero propriocettivo
b. In presenza di piede c.d. motore e perno: sono piedi ‘posturali’, espressione di strategie di compenso
Noi siamo ’ nati scalzi’: ogni area del piede ha un proprio ruolo per informare il sistema, ma noi spesso la ‘costringiamo’ in spazi angusti, sacrificandone la funzionalità sull’altare della moda’ o di uno scorretto modo di misurarne la forma (…la taglia).
Le scarpe :
- NON devono avere alcuna suola morbida sotto la soletta propriocettiva (togliere/scollare qualsiasi soletta commerciale presente): contrariamente a quando sostenuto da alcune ‘aziende del settore calzaturiero’ NON siamo
nati per camminare sul morbido (non esiste un ‘terreno morbido’: la sabbia cede) ma sul duro e la ‘natura’ ci ha fornito lo ‘strumento’ adatto. - avere la FORMA corrispondente a quella del vostro piede appoggiato sopra la scarpa e con l’alluce allineato correttamente (la maggior parte degli alluci valghi dipendono da questo così come la gran parte dlle recidive)
- devono essere piatte in senso trasversale, senza alcun rialzo, anche minimo: ammessi 2-3 cm di tacco.
- PROIBITI zoccoli anche (e soprattutto) morbidi se indossati come calzatura abituale.
Il bacino è il tampone scheletrico principale del sistema in quanto risponde alle problematiche podaliche con un blocco in torsione per cercare di limitarne gli effetti biomeccanici sulla colonna. Purtroppo però la prima conseguenze si ha proprio sulla colonna in quanto primo effetto deleterio di questo tentativo è l’ipersollecitazione dovuta al mancato scorrimento delle sacroiliache per cui lo stesso sistema è ‘costretto’ a bloccare anche il tratto lombare (queste cose sono estremamente evidenti utilizzando lo Spinal Mouse? in 3D).
La correzione mediante solette propriocettive della problematica podalica libera istantaneamente le sacro-iliache, ma se facciamo un semplice test interponendo un abbassalingua tra una emiarcata dentaria (o delle lenti sbagliate o non funzionali!) il bacino si bloccherà immediatamente indipendentemente dalle solette: questo è estremamente importante perché ci dà la sensazione di quanto sia importante per il dentista e l’ortodonzista coonoscere le ripercussioni positive ma anche negative del proprio lavoro sull’equilibrio del sistema.
Lo stesso test e la delicatezza del meccanismo ci spiega anche perché i numerosi studi effettuati per provare l’assenza di una mobilità delle sacro-iliache siano giunte ad una conclusione opposta: tutti gli studi sono stati fatti su cadaveri! L’effetto deleterio di questi studi nella pratica quotidiana è l’assoluta ignoranza da parte del radiologo, dell’ortopedico e del fisiatra (in genere) dei movimenti di sacro e ali iliache, capaci di creare una falsa gamba corta, con tutto quanto ne consegue ma soprattutto di condizionare un atteggiamento scoliotico se non una vera e propria scoliosi e blocchi soprattutto del tratto lombare.
Gli occhi hanno due funzioni:
- discriminativa: il ‘vedere’, dipende dalle capacità del singolo occhio. Viene corretta con lenti o chirurgia
- localizzativa: l’individuare un determinato punto, oggetto, soggetto nello spazio. La sua qualità dipende dal grado di coordinamento tra i due occhi, che quindi non devono avere né tensioni muscolari (dipendenti essenzialmente dalla colonna, dalla malocclusione e da lenti non idonee), né difetti di asse (c.d. forìe), né capacità di ‘vedere’ troppo diversa tra un occhio e l’altro.
In questo contesto, l’obiettivo principe del TRATTAMENTO POSTUROLOGICO sono i disturbi legati alla funzione localizzativa.
Dal punto di vista sintomatologico sono possibili, nelle varie sfumature: disturbi dell’attenzione durante la lettura, testa confusa ed irritabilità serale (magari anche con cefalea), maldestrezza (tendenza ad inciampare o battere negli angoli dei tavoli , nelle maniglie,…), difficoltà/impossibilità di leggere in auto, sonnolenza davanti alla TV, sensazione di instabilità fino a vere e proprie vertigini, sensazioni anche temporanee di visione doppia, irrequietezza a scuola, iperattività del bambino. Spesso il bambino, che in piedi ha un certo adattamento alle problematiche (solitamente difetti d’asse: le cd forìe), quando passa posizione seduta torna in scompenso per cui avrà la tendenza a non stare mai seduto… .
La maggior parte di questi sintomi sono spiegabili con il tentativo del sistema si evitare situazioni nelle quali debba ritenersi necessario compensare le problematiche presenti (ricordo che oltre l’80% del nostro cervello ha a che fare, a vario titolo, con i nostri occhi!).
Impugnare la penna in modo da impedirne la visione della punta ad uno dei due occhi crea problemi molto importanti per la necessità di neutralizzare le informazioni dell’occhio ‘coperto’ ed in ogni caso un dispendio inutile di ‘energia mentale’.
In questi casi addirittura si può ipotizzare una tendenza del sistema ad escludere proprio l’occhio ‘coperto’ per il semplice fatto che molto spesso quest’occhio presenta ipoconvergenza.
Non basterebbe un trattato per rispondere alla domanda anche solo per dare un significato logico e concreto a questo termine spesso ‘impalpabile’. Il sistema PSICO-EMOZIONALE deve essere considerato un vero e proprio ingresso del sistema posturale in quanto il sistema libico ha strette connessioni con i nuclei della base i quali, assieme al talamo, costituiscono la vera e propria ‘scatola nera’ all’interno della quale si elabora l’atto motorio; la postura è un atto motorio e questo è costituito dalla successone di diverse posture.
Ecco che stati d’animo come paura, tensione dello sportivo, emozioni e altro condizionano addirittura a livello centrale la postura. In questa sede, dal punto di vista pratico, mi limito a fornire alcuni esempi che possiamo ‘vedere’ nella nostra esperienza professionale, in ciascuno dei quali la POSTUROLOGIA ha un proprio ruolo più o meno determinante:
- stress da patologia posturale: il Paziente che non riesce a condurre la quotidianità secondo le proprie aspettative per i limiti, per esempio, derivanti da una lombalgia protratta e inabilitante o di una sindrome vertiginosa o da deficit di concentrazione
- stress dello sportivo: l’ansia da prestazione condiziona l’atto motorio
- ansia, depressione e recettore visivo: le ‘tensioni mentali’ provocano tensioni della muscolatura extraoculare (W.H. Bates) influenzandone le capacità. Il Paziente ‘lotta’ spesso con i propri occhiali, a volte troppo forti a volte troppo deboli, sempre uguali a se stessi di fronte ad occhi sempre diversi. La sintomatologia ‘visiva’ abbassa ulteriormente i tono dell’umore del Paziente.
- esaurimento o depauperamento della ‘riserva di sopravvivenza’ da patologia psichiatrica:
- gli psicofarmaci, in questo caso necessari, peggiorano o creano un deficit di stereopsi e interferiscono con la performance muscolare
- l’ansioso serra denti
- ci sono traumi (ricordo la s. vertiginosa di una Paziente che aveva assistito ad uno stupro) o conflitti che logorano dall’interno il Paziente: in questi casi non si possono citare approcci psicoterapici come quello di Casriel nel NIP
(New Identity Personalità) che spesso consiglio. - pseudo-ansia/depressione:
- il Paziente non sa spiegarsi certi sintomi, primi fra tutti la sensazione dinodo alla gola, il peso sternale, la tachicardia, l’irritabilità serale e la sensazione di instabilità fino alla vertigine per esempio quando si reca al supermercato, affollato e con luci artificiali, (vedere prima costa e occhi), con accertamenti (spesso veramente numerosi: ECG, colonscopie,…) e si convince o se li spiega credendosi depresso o ansioso
- il medico di fronte ad una sintomatologia suggestiva, addirittura spesso coincidente con quella di ansia /depressione (vedere prima costa e occhi) prescrive psicofarmaci che a loro volta scompensano il sistema innestando
un circolo vizioso.
Grazie alla tecnologia che negli anni ha favorito l’allestimento di strumenti sempre più sofisticati e precisi oggi si può sicuramente pensare di avere degli strumenti che ci permettono di valutare in modo oggettivo quanto rilevato in CLINICA (la DIAGNOSI MEDICA rimane sempre il momento insostituibile).
Grazie alla STABILOMETRIA siamo in grado di studiare sia qualitativamente che quantitativamente la condizione del controllo posturale in ortostasi. Personalmente utilizzo uno strumento den. CYBER SABOT? costruito da uno dei padri della stabilometria moderna, il Prof. M. Ouaknine, collaboratore sia di Pierre Marie Gagey che Bernard Bricot, universalmente riconosciuti come ‘pietre
miliari’ della POSTUROLOGIA.
I Cyber Sabot permettono di effettuare le valutazioni, sia in statica (importante sia per lo stato del sistema che per lo studio delle strategie di adattamento) ad occhi aperti e chiusi, che in dinamica ad occhi chiusi, su bascula(importante perché ‘in tempo’ reale evidenzia la capacità di reazione del sistema all’instabilità e quindi la sua ‘vera’ funzionalità). Questa è una pedana validata scientificamente e (come altre pedane in commercio) permette di studiare il comportamento del singolo piede e del risultato di quanto accade grazie ai singoli piedi, grazie ad una tecnologia estremamente avanzata. Il software permette di evidenziare con estrema chiarezza e semplicità, tra l’altro, sia i grafici delle cd. Derivate di Fourier che il cd Profilo Posturale Complessivo dando idea ‘a colpo d’occhio’ delle condizioni del sistema.
In alcuni casi, per esempio in presenza di microgalvanismi (correnti che si possono sviluppare soprattutto tra collane ed amalgama o altre componenti metalliche) lo studio della stabilometria con il test dell’ablazione (senza metalli) ne dimostra in modo incontrovertibile l’azione deleteria. Lo stesso vale, per esempio, in presenza di cicatrici cd
‘patologiche’ per le quali il test dell’ablazione che ho individuato consiste nella semplice applicazione di un cerotto che, grazie al fenomeno dell’abitudine, rende ‘sorda’ la pelle con la cicatrice.
In modo estremamente sintetico e certamente non esaustivo vediamo nel dettaglio:
AREA dell’ellisse di confidenza al 90%
E’ la superficie dell’ellisse di confidenza che contiene il 90% delle posizioni successive della proiezione del centro di massa (Takagi Et al, 1985): l’analisi del valore, apparentemente facile, in realtà necessita di integrazione con altri parametri. In particolare non necessariamente una piccola area significa che il soggetto è stabile, in quanto potrebbe esprimere un adattamento che il sistema ha messo in atto per compensare una ualche problematica. Essendo un adattamento richiede dispendio energetico , per esempio per alterato posizionamento della proiezione del centro di massa (il termine non coincide con il baricentro ma ne rende l’idea) o la presenza, per esempio, di blocchi vertebro-articolari che a loro volta inducono ulteriori problematiche.
Lunghezza dello statochinesiogramma (STKG) o ‘gomitolo’
Questo valore,in millimetri, calcolato in rapporto alle coordinate X e Y di N punti, delinea una curva che rappresenta l’ENERGIA fornita dal sistema di regolazione posturale durante la prova. E’ interessante soprattutto ad occhi chiusi.
LFS (lungh. in funz. della sup.)
Anch’esso rappresenta un indice relativo all’ energia spesa dal sistema (Vallier, 1994). A volte è il solo elemento anomalo in una registrazione normale, che successivamente diventerà patologica all’evidenziarsi di problemi posturali (praticamente esprime il ‘rischio’, la ‘sirena d’allarme’).
Se la lunghezza aumenta significa che la persona deve dondolare per quasi tutto il tempo per effettuare un controllo posturale (spesa energetica notevole).
VFY
Con questo parametro si studia la variabilità della velocità di spostamento del centro di pressione correlata con la posizione media secondo l’asse della Y(antero-posteriore) Questo parametro, solido e affidabile, valuta la TENSIONE DEI MM POSTERIORI DELLE GAMBE. È anormale in caso di assunzione di miorilassanti e negli anziani che evolvono
verso una postura senile
La VFY è inversamente proporzionale all’aumento del tono: più è bassa, più il tono è maggiore.
Varianza della velocità
Indica la rigidità del sistema.
IVV(indice di varianza della velocità)
E’ un parametro fondamentale in quanto esprime la necessità del sistema a mettere in atto una strategia per compensare a problematiche in atto: esprime i concetti importantissimi di PIEDE PERNO e PIEDE MOTORE. Registra le variazioni di frenata e accelerazione del singolo piede, utili a vincere l’instabilità.
Se pensiamo di essere a bordo di una barca che beccheggia e al nostro tentativo di camminare sul ponte in movimento, noi avremo la necessità di agganciarci ad un punto di riferimento fermo, il PIEDE PERNO, per favorire l’avanzamento dell’altro piede, il PIEDE MOTORE.
Se la ‘barca’ è ferma e il ‘sistema’ non è in squilibrio questa necessità non sussiste: ecco che questo parametro sarà da tenere in estrema considerazione sia durante la visita che nel prosieguo del trattamento perché ci darà indirettamente informazioni sulla presenza di una instabilità di base o meno.
Fermo restando il concetto che il SINTOMO deve essere considerato come la SIRENA D’ALLARME e non come PATOLOGIA PRIMARIA, in base alla mia esperienza professionale potrei elencare, a grandi linee, diverse patologie a seconda del sistema che apparentemente sembra principalmente colpito:
a. RECETTORE OCULARE:
a. Patologie della binocularità
i. Microstrabismo
ii. Strabismo
iii. Certi disturbi dell’attenzione/apprendimento
iv. Iperattività del bambino
v. Ipoconvergenza
vi. Stress accomodativi
vii. Instabilità e certe sindromi vertiginose
b. Patologie rifrattive:
i. prima della scelta delle lenti ‘definitive’
ii. prima della chirurgia rifrattiva
b. RECETTORE PODALICO:
a. Piedi valghi
b. Piedi piatti
c. Piedi vari
d. Piedi disarmonici
e. Piedi doppia componente
f. Alluce valgo
g. Metatarsalgie
h. Talloniti
i. Fascite plantare
j. Spine calcaneali
c. SISTEMA MUSCOLO-SCHELETRICO
a. Tutte le patologie algiche (cervicalgia, lombalgia, sciatalgia, gonalgia, coxalgia, colpo della strega, s. zampa d’oca…)
b. Patologie degenerative (artosi, patologie meniscali, legamenti e tendini, contratture,…)
c. In preparazione di interventi sul ginocchio, sul piede, sull’anca, sulla colonna
d. SISTEMA STOMATOGNATICO:
a. DEGLUTIZIONE
i. Spinta linguale anteriore
ii. Spinta linguale anteriore superiore
iii. Spinta linguale anteriore inferiore
iv. Frenulo corto
b. OCCLUSIONE
i. Prima e durante il trattamento ortodontico
ii. Serramento (clanching e bruxismo)
iii. Malocclusioni
iv. Disturbi della articolazione temporo-mandibolare
e. PATOLOGIE GASTRO-INTESTINALI
a. Aerofagia
b. Meteorismo
c. Blocchi ileo-ciecali
d. Ernia jatale
f. CASI COMPLESSI
a. Dislessia
b. Patologie neurologiche degenerative
c. Malattie Reumatiche
d. Down
e. Disturbi dell’equilibrio nell’anziano
f. Scoliosi
g. Osteoartrosi localizzata o generalizzata
h. Colpo di frusta cervicale
i. Atleti