EQUISETO ARVENSE
Si tratta una pianta medicinale la cui droga è costituita dai cauli sterili, cioè dai rami sterili che spuntano alla morte dei germogli primaverili. La tradizione attribuisce a questa pianta medicinale proprietà mineralizzanti, emostatiche e diuretiche. La lettura “energetica” (1), poi, la consiglia per “tonificare” il Rene. Con questa dizione si intende da un lato la proprietà diuretica e dall’ altro la proprietà di favorire la mineralizzazione ossea. Si tratta di una pianta ricca in Sali minerali rappresentati per 2\3 da silicio. Presenti anche Sali di potassio (3-5 %), calcio (1-2 %), fosforo e magnesio. Presenti poi flavonoidi, saponine triterpeniche, fitosteroli e acidi polienici e dicarbossilici.
Tra le proprietà sufficientemente documentate sono presenti quelle diuretiche, ed utilizzato in associazione, questo fitopreparato sembra avere anche azione preventiva sulla urolitiasi. Nella relativamente modesta bibliografia di questa pianta spiccano le proprietà scavenger. Recentemente sono state evidenziate – almeno nell’ animale di laboratorio – anche proprietà anticonvulsivanti e sedative (1, 2). Relativamente a quest’ ultimo aspetto, comunque, la droga sembrerebbe avere un’ attività inferiore a quella del diazepam (2). Almeno in vitro appaiono presenti anche proprietà antiproliferative.
L’estratto idroalcolico mostra, nel topo proprietà analgesiche che non sembrano essere in relazione con il sistema oppiode, mentre lo stesso estratto riduce l’edema da carragenina dimostrando proprietà antiinfiammatorie.
Esistono poi diverse altre specie di equiseto ed almeno una parte degli studi sono stati effettuati su questi. Ad esempio e. myriochaetum è stato studiato nell’ uomo in soggetti diabetici di tipo II. L’ estratto somministrato per via orale determinava diminuzione della glicemia senza modificare i livelli di insulina.
Relativamente alla capacità remineralizzante ripetutamente riportata dalla tradizione e anche l’ esperienza personale su diverse decine di pazienti sembra essere una delle più importanti caratteristiche di questa pianta medicinale. Questa proprietà questa viene giustificata con la discreta presenza di Sali minerali e dalla osservazione che una carenza di silicio può contribuire alla rarefazione ossea. Ricordo, comunque, che il silicio interviene nel trofismo del tessuto connettivo e nel trofismo della parete arteriosa e venosa. Mancano, pero al riguardo studi recenti sugli animali e sull’ uomo
Recentemente però è comparso un’ interessante studio in vitro. In questo si dimostra che l’ estratto di equiseto stimola la proliferazione degli osteoblasti. Gli autori, conseguentemente, ne suggeriscono un potenziale uso nella rigenerazione ossea giustificando così la tradizione popolare.
Bibliografia essenziale
1) F. Deodato, C. Di Stanislao, M. Corradin: guida ragionata all’ uso delle piante medicinali CEA Ed, 2011 Milano
2) Singh N, Kaur S, Bedi PM, Kaur D. Anxiolytic effects of Equisetum arvense Linn. extracts in mice. Indian J Exp Biol. 2011 May;49(5):352-6.
3) Cetojevi?-Simin DD, Canadanovi?-Brunet JM, Bogdanovi? GM, Djilas SM, Cetkovi? GS, Tumbas VT, Stojiljkovi? BT. Antioxidative and antiproliferative activities of different horsetail (Equisetum arvense L.) extracts. J Med Food. 2010 Apr;13(2):452-9.
4) Bessa Pereira C, Gomes PS, Costa-Rodrigues J, Almeida Palmas R, Vieira L, Ferraz MP, Lopes MA, Fernandes MH. Equisetum arvense hydromethanolic extracts in bone tissue regeneration: in vitro osteoblastic modulation and antibacterial activity.Cell prolif. 2012 Aug 45: 386 – 96
A cura di: Maurizio Corradin