RIFLESSOTERAPIA NEUROSCIENZE E COMPORTAMENTO
Giuseppe Alfonso Rogora
Coordinatore SIMP – Società Italiana di Medicina Psicosomatica, Varese
Di fronte a quel monumento millenario,teorico e terapeutico, qual è l’agopuntura, la medicina moderna ha tentato varie forme interpretative. Di esse la più tenace,e vorremmo dire anche la più coerente,è quella riflessoterapica, che a partire dagli anni ’60-’70, a più riprese ha tentato, in rapporto al progredire incessante delle Neuroscienze, di portare avanti una spiegazione organica e complessa del fenomeno agopunturistico. L’ambizione nascosta della Riflessoterapia è probabilmente di dar luogo a un proprio complesso teorico e terapeutico affiancabile,o addirittura sostituibile, a quello energetico tradizionale cinese.
La SIRAA,fin dalla sua fondazione, è stata la fucina di questo obiettivo,ben portato avanti ormai da molti anni anche dall’AIRAS.
Il quadro storico che qui vogliamo delineare,e che si rifà ad altri nostri recenti studi sui rapporti tra agopuntura,medicina tradizionale cinese, psicologia e neuroscienze,definisce una riflessoterapia che dagli anni ’60-’70 ad oggi si può suddividere in tre fasi.
La prima è caratterizzata da un modello di funzionamento del sistema nervoso di tipo meccacinistico, prevalentemente neuroanatomico,ove domina il “riflesso” elementare loco-regionale,metamerico e transmetamerico,fino ad arrivare alle forme più complesse dei livelli cortico-sottocorticali. Sono questi gli anni ’70,ove anche l’agopuntura è,all’interno del modello dei 5 elementi,meccanicistica e razionalistica.
Negli anni ’80 la riflessoterapia si arricchisce delle conoscenze neurochimiche, per cui si scopre che è il gioco complesso dei neurotrasmettitori a coniugare cervello e corpo,visceri ed emozioni,comportamento e sistemaneurondocrinoimmunitario. Tutti meccanismi che si esaltano o si integrano nella relazione terapeutica,simbolica e reale, tra medico e paziente.
Negli anni ’90 e poi in quelli a noi più vicini degli anni 2000,le neuroscienze dilatano enormemente le conoscenze, costringendo anche la Riflessoterapia a cercare nuovi spazi di raffronto e comprensione dei meccanismi clinici e terapeutici “riflessi”.
La mente,e in particolare la coscienza,perde gran parte della sua connotazione astratta e filosofica. Diviene anzi “mente incarnata (legata cioè ai meccanismi fisici cerebrali) radicata (nell’ambiente,naturale e culturale)” in cui l’uomo vive. Soprattutto le correnti principali della mente “embodied” e della mente modulare rappresentano i due modelli interpretativi principali. Essi postulano la realtà fisica di mappe neurali complesse che regolano in un sol gruppo dati fisici, psichici e ambientali. Pertanto qualsiasi forma terapeutica che utilizzi uno stimolo cosiddetto riflesso, non fa che mettere in gioco queste mappe. Mappe che definiscono e personalizzano ogni specifica individualità.
In tal modo la Riflessoterapia che incarna questa terza fase cerca di rimodulare le “mappe” neurali centrali di ogni individuo. Non solo,può rimodularle a seconda e dell’area stimolata e del tipo di stimolazione,perché ogni mappa può fornire risposte comportamentali diverse a seconda dello stimolo utilizzato e quindi del neuromediatore attivato. Così quest’ultima riflessoterapia si avvicina sempre di più all’obiettivo della personalizzazione della cura,affiancandosi ulteriormente alle caratteristiche della medicina energetica e dell’agopuntura,ma con il vantaggio di “vedere” quel che fa e non più solo di “immaginarlo”. Si persegue un altro scopo, quello dell’”integrazione”,sia di forme di sapere medico diverso,sia dei due momenti peculiari dell’atto medico personalizzato, il curare e il prendersi cura.