Le tecniche vibratorie in medicina manuale
Il 4,5,6,ottobre 2013 si terrà a Padova il 3° seminario di perfezionamento in Medicina Manuale organizzato da AIRAS, che verterà su “riflessoterapie e tecniche articolari non forzate”.
In questo seminario si apprenderà soprattutto la tecnica cosiddetta di “decordage”,che tanto viene utilizzata dalla scuola francese di Medicina Manuale di R.Maigne, e le tecniche di” mobilizzazioni articolari non forzate”; ambedue le tecniche utilizzano l’azione antalgica e decontratturante della vibrazione.
Infatti la sensibilità vibratoria è una forma di sensibilità meccanica coinvolgente strutture recettoriali che rispondono essenzialmente a stimoli di tipo meccanico e perciò definiti meccanorecettori (Mountcastle & Rose 1959).
Terminazioni nervose meccanosensibili esistono in molti tessuti come la cute, il muscolo, il periostio ed i legamenti articolari.
I meccanorecettori muscolari sono coinvolti nei fenomeni di risposta riflessa allo stiramento; si tratta di recettori altamente specializzati e prendono il nome di terminazioni anulo-spirali dei fusi neuromuscolari.
E’ stato dimostrato che le vibrazioni hanno un effetto fortemente perturbante i fusi neuromuscolari, effetto che conduce ad una inibizione del circuito miotattico di “stimolazione autogena”; questo effetto delle vibrazioni diventa di protezione in caso di ipoestensibilità muscolare o di contrazione inadeguata o inutile.
Le tecniche su citate, specialmente quella del decordage, consistono infatti nel far letteralmente vibrare,come una corda di contrabasso, il tendine, “scordandolo” trasversalmente nei due sensi, per ottenere l’effetto antalgico-decontratturante, senza stimolare la nocicezione dei tessuti superficiali.
Questa metodica si integra perfettamente con gli altri trattamenti utilizzati in Medicina Manuale,poiché produce al livello dei cordoni tendinei o muscolo-tendinei in condizione di spasmo doloroso,un effetto rilasciante, che facilita l’impiego delle tecniche articolari propriamente dette (manipolazioni articolari) sul complesso meccanico in sofferenza.
A cura di Giovanni Asero