L’esame clinico del rachide in Medicina Manuale
I dolori vertebrali sono un problema di tutti i giorni per un medico di Medicina Generale; essi rappresentano per molti reumatologi, fisiatri e ortopedici la parte più importante della loro consultazione giornaliera.
La Radiologia moderna ci ha permesso di compiere grandi progressi nell’ambito della patologia vertebrale infettiva,tumorale,traumatica ed infiammatoria, così come ci ha permesso di visualizzare in modo straordinario le lesioni discali, le lesioni delle articolari posteriori e quelle del canale vertebrale. Ma nell’ambito della patologia vertebrale comune questi progressi hanno avuto un effetto paradossalmente inverso, poiché più l’imaging si è perfezionata e più essa ha evidenziato delle lesioni, delle anomalie che nella maggior parte dei casi sono assolutamente ininfluenti e non riferibili al dolore di cui il paziente si lamenta. Come esempio possiamo citare la quantità e la frequenza delle ernie discali asintomatiche, così come ,al contrario ,possiamo ricordare tutti quei pazienti che presentano dolori vertebrali organici ma con immagini radiologiche perfettamente normali .
Come è possibile provare l’origine rachidea di un dolore a distanza, o di un dolore pseudo-viscerale la cui origine vertebrale è fortemente sospetta ,in assenza di dolore spontaneo a livello della colonna ? E cosa dobbiamo pensare in presenza di un dolore apparso in seguito ad uno sforzo, ad un movimento esagerato, ma con una colonna che resta elastica e che conserva movimenti liberi o poco limitati ?
Eseguito nel modo tradizionale l’esame clinico si realizza il più delle volte in una osservazione di una limitazione del movimento, di una rigidità ,di una contrattura.
L’esame segmentario sistematico ed il concetto di disturbo intervertebrale minore o “DIM” permettono invece di dare una risposta nella maggior parte dei casi esaminati. Le manifestazioni neurotrofiche riflesse ritrovate grazie ad una palpazione attenta nel territorio del nervo rachideo corrispondente, ci verrano in aiuto nel nostro esame semeiologico e ci renderanno conto del gran numero di dolori comuni incomprensibili che rispondono positivamente ad un trattamento manipolativo vertebrale.
L ’esame clinico del rachide comincia dal momento stesso che il paziente entra nel nostro studio medico. Il suo atteggiamento, il suo comportamento, il modo di come si esprime, di come si siede, di come si spoglia, le eventuali difficoltà o impossibilità che ha nell’eseguire certi gesti, sono dei preziosi elementi di informazione.
L’interrogatorio è un tempo molto importante: ci permetterà di precisare la topografia del dolore, la modalità del suo esordio, la sua evoluzione, i disturbi che produce, i fattori aggravanti o allevianti, i trattamenti già eseguiti e i loro effetti, senza dimenticare l’incidenza del dolore sulle attività professionali e più in generale nelle comuni funzioni giornaliere.
L’esame fisico va alla ricerca degli elementi che ci permettono obiettivamente di determinare il disturbo doloroso lamentato dal paziente e di determinarne l’origine.Esso comprende:
-L’esame d’insieme statico e dinamico.
-L’esame dei movimenti passivi in flessione ,in estensione, rotazione e latero-flessione per ogni regione, cervicale,dorsale e lombare.
-L’esame segmentario che ha per fine la ricerca di un dolore espresso da un segmento vertebrale, quando questo viene sollecitato da manovre precise e specifiche.
-Una palpazione attenta metterà in evidenza eventuali perturbazioni riflesse di una “ sindrome cellulo-periosteo-mialgica di Maigne” legata ad una disfunzione dolorosa di un segmento vertebrale
-Un esame neurologico ed ortopedico di base sono complementari e indispensabili.
Questo esame clinico standardizzato diventerà primario, nel nostro quotidiano esercizio medico, e ci permetterà ,soprattutto nell’ambito della patologia vertebrale ,non solamente di diagnosticare meglio, ma anche di comprendere meglio per meglio trattare i numerosi dolori ingannevoli che si presenteranno alla nostra osservazione tutti i giorni.
A cura di Giovanni Asero